mercoledì 22 maggio 2013

tratto dal romanzo L'Odore Profano



Alois, arrivò in studio in ritardo. La persona che doveva assolutamente incontrare se n’era andata, senza aspettarlo.
Miranda, si limitò a un saluto. Era molto presa dal suo lavoro.
Verso sera ritornò, la persona attesa da Alois, la fecero accomodare nello studiolo in fondo al corridoio. Nessuno, sapeva chi fosse.
Alle otto e mezzo della sera erano ancora in riunione. Miranda chiamò l’interno.
“Alois, scusami, volevo dirti che vado a casa, ci vediamo più tardi.”
“Aspetta un attimo, vengo da te.” Alois raggiunse Miranda.
“Miranda, ne avrò per un’altra ora. Aspettami per favore, e poi come ci ritorni a casa?”
“Con l’autobus, parte dalla stazione tra un quarto d’ora. Finisci la tua riunione con calma, io ti aspetterò a casa.”
“Antonio dov’è?”
“E’ uscito mezz’ora fa’, non mi ha detto dove andava… o, se ritornava qui.”
“Per favore, aspettami. Se te lo chiedo, ho i miei buoni motivi.”
“Okay, aspetto”. Miranda accettò rassegnata.
Appena uscito Alois, si sentì improvvisamente così stanca che, appena si sedette sul divano, si addormentò.
Dormiva profondamente quando qualcuno la scrollò ponendole una mano sulla spalla.
“Sììi?” Si svegliò all’istante.
“Non si spaventi signora, l’avvocato mi ha incaricato di riaccompagnarla a casa. Io sono l’autista… lo studio si rivolge di solito a me per situazioni del genere.”
Miranda era ancora un po’ insonnolita, ma subito le tornarono alla mente le parole di Alois. Le aveva raccomandato di non andare in nessun posto o intrattenersi con persone sconosciute, anche qualora avessero affermato che l’ordine veniva direttamente da lui.
“Grazie, dica all’avvocato che mi fermo ancora un po’.” Affermò risoluta Miranda.
“Signora, l’avvocato se n’è già andato… non ha voluto disturbarla, così, ha incaricato me di ricondurla a casa.”
Qualcosa non tornava. Per prima cosa Alois non sarebbe mai andato via senza di lei, dopotutto l’aveva pregata di attenderlo e di non tornare a casa da sola. E, se avesse avuto un impegno improvviso, l’avrebbe svegliata sicuramente. Non l’avrebbe lasciata sola, né, tanto meno, avrebbe incaricato uno sconosciuto di scortarla a casa. L’uomo che aveva di fronte, incominciava a dare segni di impazienza. Era chiaro. Lo si capiva dai suoi movimenti nervosi. Miranda giocò un’altra carta. Gli chiese di aspettare. Precisò, l’intenzione di recuperare alcune dispense nello studio in fondo al corridoio. L’uomo insistette per accompagnarla. Lei lo redarguì invitandolo rimanere al suo posto. Prima che potesse realizzare che cosa lei avesse intenzione di fare, Miranda uscì dalla stanza in un baleno, chiudendosi la porta alle spalle, con un giro di chiave. Di fatto, l’autista rimase chiuso all’interno.  Miranda corse in direzione dello studio dove aveva lasciato Alois e, aprì la porta. In un baleno, colse tutta la situazione nell’insieme: Alois, era steso a terra apparentemente privo di sensi. Fogli di carta erano sparsi ovunque. Della persona che stava con lui, nessuna traccia. Miranda si chinò svelta su di lui. Controllò il suo respiro.  Iniziò a scuoterlo delicatamente. Dalle sue labbra, uscì un lamento. Dall’altra parte del corridoio, l’intruso, tentava di liberarsi sferrando rumorosi colpi alla porta. Miranda prese il telefono e chiamò i Carabinieri, risposero al secondo squillo. Arrivarono poco dopo. Raggiunsero lo studio nel momento in cui il falso autista scardinava la porta. Lo bloccarono immediatamente.
Arrivò anche l’ambulanza. Trasferirono Alois,  all’ospedale. Faticava a riprendere i sensi. Furono presto al Pronto Soccorso, lo trasportarono in barella dal medico di turno per una prima verifica. Miranda intravide David, lo chiamò e lui, la raggiunse immediatamente. Sistemò la ragazza in un ambulatorio, tranquillizzandola. La costrinse a stendersi su un lettino, le controllò il polso e la pressione. Le somministrò dei sedativi. Miranda si addormentò quasi subito. David raggiunse Alois, che nel frattempo era stato visto da un altro medico. Aveva una flebo infilata nel braccio in attesa, di ulteriori accertamenti. 
Miranda, si svegliò alle sei del mattino dopo. Fu l’infermiera, che le controllò la temperatura, e le praticò un prelievo del sangue. Non si ricordò subito dove fosse, né come o quando, ci fosse arrivata. Poi, come un flash, l’immagine di Alois disteso a terra privo di sensi, le lacerò la mente. Chiese, impaziente...

              (tratto dal romanzo L'Odore Profano   continua... )
                              Buon pomeriggio,  Nicla 

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